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VIAGGI - ECUADOR

CAMMINO DEL CONDOR E COTOPAXI 5897 m.

Il vulcano attivo più alto al mondo
L'Ecuador offre una moltitudine di possibilità per gli amanti del trekking, potendo usufruire di un territorio vasto e vario. Come gli antichi viaggiatori che per primi camminarono tra i sentieri che si diramano da un conoide all'altro dei grandi vulcani, oggi si possono ancora trovare e provare le stesse emozioni, i profumi di un tempo che ci è sfuggito di mano, una cultura che sfida il tempo inarrestabile e che emoziona il viaggiatore. I tavolati stepposi dei 4.000 metri infondono un piacevole senso di solitudine rotto, ogni tanto, dal galoppo frettoloso di un branco di cavalli selvaggi, belli e liberi nel loro habitat.

 

LA TERRA DEI VULCANI
Per spiegare la genesi delle montagne si è adoperato di tutto. C'è chi parlava dell'ira di un Dio sconosciuto, oppure chi riteneva che la catena montuosa fosse la spina dorsale della terra. Camminando fra i vulcani dell'Ecuador l'ipotesi annotata da qualcuno all'inizio del 1600, che l'innalzamento delle montagne fosse provocato dai vulcani, sembrerebbe la più azzeccata.

La prima cosa che salta agli occhi del viaggiatore sono i coni perfetti dei vulcani che spuntano, sparsi qua e là, su di un altipiano verdeggiante. Una visione inconsueta, non un ammasso di cime, pinnacoli, ghiacciai, ma delle montagne distaccate una dall'altra come volessero mostrare la loro bellezza a 360 gradi. Fiere, imponenti, belle da guardare. In questa terra incontriamo i vulcani attivi più alti al mondo. L'esploratore e scienziato tedesco Alexander von Humbold, nei primi tentativi di ascensione ai maestosi vulcani Cotopaxi e Chimborazo, battezzò questi luoghi il "viale dei vulcani". Una dorsale di cime oltre i 4.000 metri che racchiude la personalità schiva e alle volte ribelle di un popolo obbligato a combattere per una sopravvivenza ostinata. Sopravvivenza basata sul magro raccolto di campi posti a quote troppo ostili, dove per un bambino il gioco e la scuola si traducono nel duro lavoro nelle coltivazioni. Qui la natura, cioè la terra, è al centro dell'esistenza, vista come un grande e fertile seno materno che mette a disposizione l'essenziale per vivere. La terra suddivisa in tante piccole parcelle viene lavorata a mano e in alcuni casi con l'aiuto dei buoi. Così la grandezza della parcella è più o meno l'estensione che il contadino con la sua famiglia riesce a coltivare. La terra si lavora in distinte epoche dell'anno, ad esempio le patate si seminano in maggio, le cipolle in gennaio e il mais alla fine dell'anno.

Il risultato è un paesaggio artificiale simile ad un collage variopinto, inconsueto a noi Europei. Il rapporto della gente della sierra con l'ambiente è in perfetta simbiosi, perfino le case dislocate qua e là lontane fra loro rispecchiano l'andamento delle grandi montagne.
Un paese ricco di vita come l'Ecuador ingloba una biodiversità costiera, andina e amazzonica unica, un'esplosione di contrasti difficili da trovare in altre parti del mondo. Una differenza riscontrabile anche nelle diverse caratteristiche socio culturali: dalla frenetica vita della costa, dove l'investimento cementifero è attualità, si passa alla vita più pacata dell'alta sierra, dove lo scorrere del tempo viene scandito dal punto in cui si trova il sole, per finire alla vita tranquilla della selva amazzonica. L'Ecuador possiede poco più di 3 milioni di ettari di terra, dove esiste una natura lussureggiante con ben 3.800 specie di vertebrati tra cui 1.550 specie di uccelli dai mille colori, e una varietà di 25.000 specie botaniche. Circa l'11,7 % sono adibiti a riserve naturali. In questo paese adagiato sulla linea dell'equatore non esistono grosse differenze fra estate e inverno: la stagione invernale, caratterizzata dal periodo delle piogge, che si abbattono più o meno regolarmente, copre i mesi da dicembre a maggio; il così chiamato periodo estivo invece esplode nella sua secchezza durante i mesi di luglio e agosto, ed è il periodo più arido dell'anno.

Nei terrazzamenti agricoli all'ombra dei grandi vulcani, ancora oggi, si odono antichi canti di indios, che invocano gratitudine alla montagna amica per non aver fatto scendere sul grano la lava incandescente, o per aver attirato tutta la neve sui propri ghiacciai. Purtroppo questi canti non sempre vengono accolti dai vulcani, scatenando la fuoriuscita di tonnellate di cenere e lava. E' quello che è capitato alla fine del 1999 al Tungurahua, un vulcano di 5.023 metri a poche centinaia di chilometri dalla capitale, Quito. Per la piccola cittadina di Banos è stato un duro colpo, in quanto basa gran parte della sua economia sul turismo. Un turismo a cui viene offerta una particolare attrattiva naturalistica, il "Mama Tungurahua", come viene chiamato dagli abitanti del luogo. Per Juan, un campesino proprietario di qualche mulo e un cavallo, è un problema serio: per colpa dell'eruzione non ci sono turisti con borse e zaini da portare sul vulcano. "Nel periodo di grande affluenza turistica riuscivo a fare anche due viaggi al giorno" racconta con voce malinconica. Ora la giornata, la passa a guardare "Mama Tungurahua" pregandola che smetta di eruttare e dia nuovamente la possibilità di portare i turisti sulla sua cima, per ammirarne la bellezza. Ma come Juan anche gli agricoltori si trovano a dover desistere di fronte alla forza della natura. E' questa la terra dei vulcani: intrigante, armoniosa, bella da innamorarsi. Terra da scoprire senza fretta, accettando i mille contrattempi di una società messa con le spalle al muro da un'inflazione galoppante, che crea qualche problema in più da aggiungere a quelli già esistenti.

IL VIAGGIO
Arrivo a Quito e sistemazione in pensione. Nel pomeriggio escursione accompagnata in città.
Quito, città (1.101.000 abitanti), capitale dello Stato e capoluogo della provincia di Pichincha, situata a 2817 m nel cuore delle Ande, alle falde orientali del vulcano Pichincha, sul río Machángara affluente del río Guaillabamba, è, dopo La Paz, la capitale posta alla quota più elevata. Abitata da indios Quitos, cui si fa risalire (secolo X d.C.) la fondazione della città, fu conquistata nel 1470 dagli Incas ed eretta a capitale di un loro regno. Nel 1533 fu conquistata da Sebastián de Belalcázar; unita al Capitanato della Nuova Granada nel 1718, divenne indipendente dopo la vittoria del generale Sucre contro gli Spagnoli nella battaglia di Pichincha (1822) e nel 1831, alla proclamazione dell'indipendenza dell'Ecuador, divenne capitale della nuova repubblica. La città, divisa in tre parti da due profondi burroni, pur conservando in talune sue parti l'aspetto della città coloniale spagnola, con architetture barocche dei secoli XVI-XVII, e il pittoresco disordine dei quartieri indios, ha nel complesso un aspetto moderno. Tra le costruzioni più antiche vi è il convento di S. Francesco (1534-1650), la cui chiesa è riccamente decorata all'interno da stucchi policromi; in stile barocco sono varie altre chiese ( La Merced, del Gesù, ecc.). Tra gli edifici civili spiccano il palazzo del Governo e l'Università Statale, entrambi settecenteschi. Nodo delle comunicazioni ferroviarie e stradali del Paese, la città, situata al centro di una ricca zona agricola, resa fertile dalle ceneri del Pichincha, è importante mercato agricolo e zootecnico e sede di industrie tessili, alimentari, chimiche, del cuoio, delle calzature, dell'argenteria, della ceramica, cartarie, meccaniche, del legno e del tabacco. Quito è inoltre centro amministrativo e culturale di primaria importanza: ospita due Università (Statale, 1769; Cattolica, 1946), un Politecnico (1869), un'Accademia delle Scienze, un Conservatorio musicale e numerose altre istituzioni culturali ed educative, tra cui l'Osservatorio astronomico, il Museo d'arte coloniale e la Biblioteca Nazionale. I collegamenti internazionali sono assicurati dal trafficato aeroporto Mariscal Sucre.
Tempo a disposizione per la preparazione al trekking. Quito dispone di molte agenzie turistiche, dove è possibile affittare qualsiasi tipo di materiale tecnico.
Trasferimento dalla capitale ecuadorenia, nei pressi di Papallacta, dove il "Trekking del Condor", inizia ad una quota di 3560 metri. Tempo di caricare i cavalli e partire. Nel pomeriggio si arriva alla laguna Vulcan, un luogo assolutamente affascinante. Questo lago si è formato con lo sbarramento prodotto dalla lava scesa dal vulcano Potreilios.
Allestimento del campo nei pressi del lago.
Dopo aver ripiegato le tende, si riparte seguendo il cammino che sale zigzagando la costa erbosa sovrastante il lago.
Gli ambienti naturali dell'Ecuador sono estremamente vari, si spazia dalle foreste equatoriali, alle savane arbustive e agli ambienti semidesertici. Nella cordigliera andina si contano 50 vulcani attivi.
Alla fine della salita si incontra uno dei più belli spettacoli che la natura può offrire: le acque cristalline del lago S. Lucia, ad una quota di 4.000 metri, rispecchiano i ghiacciai dell'Antisana, uno dei tanti coni vulcanici dell'Ecuador, che arriva a toccare i 5.758 metri.
La giornata che segue è tranquilla, il trasferimento da un campo all'altro è tutto in discesa. Lungo il cammino si incontrano molti cavalli selvatici che corrono nelle praterie d'alta quota, oppure greggi di pecore. Normalmente questi luoghi sono totalmente desolati, non vi abita nessuno eccetto animali quali: lupi, volpi, lepri e sua maestà il condor.
E' forse la parte più bella di tutto il trekking: il sentiero si snoda su dolci crinali rimanendo sempre ad una quota di 3.000 - 4.000 metri. Ogni tanto attraversa praterie, dove l'acqua ferma crea un labirinto di pozze fangose. In alcuni tratti si può intravedere il cono perfetto del Cotopaxi. Nei pressi del campo, alla base del Cerro Sincholagua, il piacevole incontro di lupi, totalmente innocui, da il benvenuto
Ricomposto il campo, si parte subito in salita e, rimanendo a mezza costa, si aggira il crinale di terra lavica del monte Sincholagua, per giungere 3 ore circa dopo la partenza al passo che permette la discesa nella valle del Rio Pita. Di fronte in tutta la sua bellezza il vulcano attivo più alto al Mondo, il Cotopaxi.
Giunti nei pressi del Rio Pita, trasferimento con fuoristrada al rifugio Jose Rivas a quota 4800 m.. Cena e pernottamento al rifugio. La notte stessa verso le due del mattino, per chi lo desidera, è possibile effettuare la salita al Cotopaxi
Il vulcano attivo del Cotopaxi svetta con i suoi 5897 m. sulla Cordigliera Orientale delle Ande, 50 km a sud-est di Quito. Ricoperto da nevi perenni è uno dei più elevati vulcani attivi della Terra. Fu scalato per la prima volta nel 1872 da W. Reiss e A. M. Escobar. Effettuata l'ascensione e rientrati al rifugio, si ritorna a Quito con il fuoristrada.
Gli indios Otavalos portano al mercato, una delle principali attrattive della cittadina, i prodotti del loro artigianato. Questo gruppo indio ha raggiunto buoni livelli di benessere, grazie alla fantasia e all'intraprendenza attraverso le quali sono diventati promotori degli oggetti da loro confezionati.
Un altissimo numero di indios vivono in questo paese, soprattutto nella fascia interandina, dove già si concentravano prima dell'arrivo degli Spagnoli.
Zumbahua è un piccolo paesino nel mezzo della cordigliera occidentale a 3600 metri di quota. In questo piccolo centro si può apprezzare il più colorito e tipico mercato indigeno, dove tutti comperano e tutti vendono. Arrivano verso le 6 del mattino dopo aver percorso, chi a piedi chi stivati sui camion, chilometri e chilometri di sentieri e strade polverose. E' l'unico momento che la gente si ritrova dopo giorni e giorni di solitudine nei luoghi più disparati.
Vero le 6 del mattino si parte per salire, con il fuoristrada, fino al vulcano Quilotoa: un enorme cratere che guarda gelosamente le verdi acque della laguna vulcanica più incantevole dell'Ecuador.
Nel pomeriggio trasferimento a Quito.

 
DURATA: 15 giorni
PERIODO: ottobre
TRASPORTO: aerei di linea, autobus, fuoristrada
SOGGIORNO: in pensione, rifugio e in tenda
DOCUMENTI: Passaporto, ricordarsi di controllare che sia in corso di validità
VACCINAZIONE: nessuna
VALUTA: sucre
FUSO ORARIO: meno cinque ore rispetto all'Italia
LINGUA: quella ufficiale è lo Spagnolo
DATI: Superfcie: Kmq 272.045
Popolazione: Migliaia 11.221
Densità: Abitanti/Kmq 41
CLIMA: Nonostante la posizione a cavallo dell'Equatore, il Paese non ha caratteristiche climatiche tipicamente equatoriali. Presenta nel corso dell'anno la netta alternanza tra una stagione piovosa e una più asciutta. Negli altipiani la temperatura è costantemente primaverile 15-20 C°
ELETTRICITA': 110 Volt.
PREFISSI: Dall'Italia 00593. Per l'Italia: 0039 prefisso della città con lo 0 e numero desiderato. La rete GSM è disponibile, ma solo nelle città

 

 

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