CANOA E NATURA
La canoa canadese aiuta a vivere tutto questo nel modo più
semplice e sincero.
Lasciandoti trasportare dalla corrente, puoi osservare la natura
nel silenzio e in perfetta simbiosi.
NEI LUOGHI MITICI
Inoltrarsi nelle lande remote del Nord del Canada per chilometri
e chilometri incontrando solo le vecchie costruzioni dell'epoca
della corsa all'oro, e avere la fortuna di imbattersi in Cervi,
Alci, Castori, Lupi, Orsi e altri animali, nel loro habitat, sono
sensazioni uniche e affascinanti.
La canoa canadese aiuta a vivere tutto questo nel modo più
semplice e sincero. Lasciandoti trasportare dalla corrente, puoi
osservare la natura nel silenzio e in perfetta simbiosi.
Ma forse quello che più affascina è la storia dei
cercatori d'oro che richiama ancora oggi migliaia di persone desiderose
di vedere i luoghi che fecero impazzire una moltitudine di avventurieri
pronti a sacrificare tutto per venire fin quassù a scavare
nelle viscere della terra. Lo Yukon River era l'unica via d'ingresso
alla città di Dawson, che all'epoca contava più di
30.000 abitanti. Ora ci vivono solo 888 persone e fra queste c'è
chi ancora cerca l'oro.
Il Teslin River è molto più piccolo dello Yukon River;
la tranquillità delle sue acque consente di osservare meglio
la fauna e la flora.
Dopo 200 chilometri circa il Teslin River confluisce nello Yukon,
il più lungo fiume del Nord .
La città più grande sulle rive dello Yukon è
Whitehorse con soli 16.500 abitanti. Altri insediamenti sono sporadici
e così il fiume continua a scorrere senza lambire altri centri
abitati, proprio come migliaia di anni fà lo Yukon rimane
uno dei fiumi autenticamente selvaggi del Nord America.
Chi per una volta, non ha sognato di emulare gli eroi dei fumetti,
quali Blak Macigno, il Comandante Mark ? Trapper senza macchia e
senza paura.
Lo Yukon è un paese nuovo e praticamente vuoto (30.000 abitanti
per 483.450 chilometri quadrati: una densità inferiore di
30.000 volte a quella italiana!). Se il poeta locale Robert Service
cantava "una terra dove le montagne non hanno un nome e i fiumi
scorrono verso l'ignoto", Jack London deve non poco del successo
letterario alla rappresentazione di questa incomparabile wilderness
"il richiamo della foresta". Si dice che il nome, Yukon,
derivi dalla voce indiana
"diuke-on", cioè "acque limpide"
In piena estate ai margini delle strade esplodono fioriture spettacolose
di epilobio, rosa ciclamino, e la gente va in barca, in bici, in
aereo, a cavallo, a far provvista di wilderness.
IL VIAGGIO
Incontro con i partecipanti all'aeroporto di Milano e partenza per
Vancouver con volo di linea. Sistemazione in pensione ed escursione
guidata della città.
Vancouver città della Columbia Britannica, porto sulla Burrard
Inlet, si estende in un'insenatura dello stretto di Georgia, che
la separa dall'isola di Vancouver. Fondata nel 1875 col nome di
Granville, la città cominciò a svilupparsi a partire
dal 1886, quando fu scelta come stazione terminale della Canadian
Pacific Railway. Lo stesso anno assunse il suo nome attuale, in
onore del navigatore George Vancouver.
Vancouver ospita l'Università della Columbia Britannica (1908)
e la Simon Fraser University, importanti musei "Museum of Archeology
and Ethnology", "Museum of Anthropology", la Vancouver
Art Gallery, biblioteche e istituti superiori. Vi sono poi varie
manifestazioni musicali e culturali e una fiera annuale internazionale
(Expo 86).Vancouver è anche ricca di parchi e giardini: se
ne contano ben 115, tra cui lo Stanley Park con il più grande
Acquario del Canada), il Queen Elizabeth Park (con la cupola di
cristallo del Bloedel Floral Conservatory) e il Van Dusen Botanical
Garden. Punto terminale della ferrovia transcanadese, è un
importantissimo centro commerciale per l'esportazione di cereali,
legname, frutta, minerali e l'importazione di combustibili e materiali
da costruzione. Industrie alimentari (zuccherifici), del legno,
del mobilio, siderurgiche, cantieristiche, grafiche, cartarie, chimiche,
petrolchimiche e della conservazione del pesce. Arrivo a Whitehorse
e sistemazione in pensione. Whitehorse, a parte essere la capitale
dello Yukon, è la città più grande sulle rive
dello Yukon River con 16.500 abitanti. Whitehorse offre di tutto:
museo etnografico, saloon dove si suona e si balla soprattutto musica
country, negozi di artigianato dei nativi del nord America.
Visita alla città.
Preparazione del canoa trekking e spostamento dalla città
di Whitehorse a Johnson's Crossing, 136 chilometri a sud est. In
prossimità di questo paesino, abitato da 100 anime, c'è
l'unico punto di approccio dell'Alaska Highway con il fiume Teslin.
Partenza dal Teslin Lake per introdursi dopo circa un'ora di pagaiate,
nel lento scorrere delle acque limacciose del Teslin River. Possibile
qualche fermata per pescare grayling pesce parente dei nostri temoli
dalla carne squisita.
Da 100 Mile Landing a Boswell River corrono 55 chilometri. Il corso
del fiume regala continue sorprese: orsi che si affacciano sulle
rive, alci intente a brucare la tenera erba primaverile, elk (il
grande cervo canadese), lupi, castori, aquile dalla testa bianca.
Una vita immersa nelle lande selvagge del grande nord.
Il lento scorrere delle acque porta a scoprire resti della corsa
all'oro e vecchie -cabin- (piccole case in legno) utilizzate nel
pellegrinaggio verso la città di Dawson, oppure dagli intrepidi
trappers che ricavavano il loro guadagno dalla vendita delle pelli.
Dopo 27 chilometri da Masons Landing si arriva a Hootalinqua, punto
di confluenza fra Teslin River e Yukon River. Hootalinqua nel suo
significato indiano sta a significare incontro fra due fiumi. Questo
luogo era di particolare importanza per le soste dei piccoli battelli
che
cedevano le merci a battelli più grandi che proseguivano
per Dawson.
Tat' len Heena, nome indiano che tradotto significa appunto Big
Salmon. Questo piccolo villaggio è stato fondato dai primi
minatori che entrarono nella valle dello Yukon nel 1881. Il luogo
prima era un villaggio di pescatori indiani. Nel 1898 fu costruito
dalla Northwest Mounted Police un posto di rifornimento dei battelli
a vapore per legno-combustibile, con una avanzata stazione telegrafica.
Little Salmon si crede sia il più vecchio insediamento indiano
permanente nella parte superiore dello Yukon River. Nelle prime
mappe sui nativi riferite a sentieri e villaggi troviamo questo
luogo segnato con il nome di Gluk Sae. In origine si pensa che il
villaggio era situato sulla riva opposta del Little Salmon River
e fu poi spostato a causa di un'epidemia che cancellò tutta
la sua popolazione nel 1917. Lasciate le canoe, e caricato tutto
il materiale sul furgone, si prosegue per la città orifera
di Dawson 360 chilometri a nord
Ai tempi della corsa all'oro la città di Dawson contava più
di 30.000 abitanti, ora vivono stabili circa 800 persone e fra queste
c'è ancora chi cerca la fortuna nelle viscere della terra.
Trasferimento con furgone dalla città di Dawson a Whitehorse.
Con mezzi a noleggio si effettua un tour verso nord ovest. Nella
parte di territorio che separa Whitehorse dal Parco Nazionale Kluane
- la più grande distesa di ghiaccio situata al di fuori delle
terre polari, con la maggiore varietà ci uccelli sopra il
60° parallelo con ben 180 specie - si può incontrare
l'ultimo branco di bufali liberi rimasto nella regione dello Yukon.
Il parco Kluane confina con l'Alaska a nord e con l'Oceano Pacifico
a ovest e vi si innalzano le più grandi montagne del Nord
America fra le quali il Mount Logan, il più alto della catena
del Sant Elias e di tutto il Canada. Nei pressi del grande lago
Kluane sorge Silver City, costruita interamente con tronchi d'albero
e assicelle di legno, per le coperture. Qualche brandello di lamiera
suggerisce un'antica insegna: avrebbe potuto portare la scritta
Saloon. Era qui che i cercatori d'oro si giocavano sacchetti di
pepite in interminabili partite a poker? Era qui che whisky e gin
correvano a fiumi?
Lasciata la città morta di Silver City, il viaggio procede
verso l'Alaska visitando riserve indiane dove, ancora oggi, pescano
con antichi metodi il salmone che arriva dal mare, distante più
di 100 chilometri. Poi, attraverso il Chilkat Pass e la frontiera
fra Alaska-Canada, la strada di montagna scende verso il mare nel
Golfo dell'Alaska. Nella tranquilla cittadina di Haines che si affaccia
su di un fiordo vi è un luogo costruito dai nativi con totem,
figure e strutture create e modellate per
continuare antiche tradizioni - in molti casi perse nel tempo
-, per insegnarle ai giovani e per proporle al viaggiatore attento
e rispettoso, che vuole approfondire le proprie curiosità
sui popoli di queste regioni del nord.
A bordo di un traghetto si ritorna nelle terre canadesi e precisamente
nella famosa cittadina di Skagway. E' sicuramente fra i luoghi più
mitici della corsa all'oro del 1896. Qui approdavano tutte le navi
che portavano provviste, posta, generi di prima necessità
e naturalmente i nuovi avventurieri bramosi di sviscerare le ricche
terre del Klondike. Belle avventuriere arrivate fin quassù
con cappellini e crinoline, davano vita ai saloon delle città
di Skagway e Dawson. Da Skagway i temerari cercatori affrontavano
il primo vero ostacolo: il White Pass per poi combattere con il
rigido clima, le rapide nei pressi di Whitehorse, la fame e non
per ultimo contenere gli assalti di un
feroce genere di zanzare, che secondo la leggenda poteva bucare
una pietra con una sola puntura.
DURATA: |
18 giorni |
PERIODO: |
maggio - giugno |
TRASPORTO: |
aerei di linea, minivan |
SOGGIORNO: |
in pensione, tenda |
DOCUMENTI: |
passaporto, ricordarsi di controllare
che sia in corso di validità |
VACCINAZIONE: |
nessuna |
VALUTA: |
dollaro canadese. Da non dimenticare
che per il Canada servono dollari canadesi, mentre per l'Alaska
dollari U.S.A |
FUSO ORARIO: |
meno otto ore rispetto all'Italia |
LINGUA: |
quella ufficiale è l'Inglese |
DATI: |
Superfcie: Kmq 9.970.610
Popolazione: Migliaia 29.251
Densità: Abitanti/Kmq 3 |
CLIMA: |
di tipo artico, assai rigido
nei mesi invernali. In estate il mercurio può toccare
i 25° |
ELETTRICITA': |
110 Volt. |
PREFISSI: |
dall'Italia 001. Per Vancouver:
604, per Whitehorse: 403. Per l'Italia: 0039 prefisso della
città con lo 0 e numero desiderato. La rete GSM non è
disponibile |
L'EPOPEA
DEL KLONDIKE
Circa un secolo fa, le sconfinate foreste del bacino dello
Yukon furono teatro forse dell'ultima grande epopea di massa dell'era
moderna. Un avvenimento che riversò in quelle terre ancora
spopolate centinaia di migliaia di persone, fece sorgere dal nulla
e scomparire con altrettanta velocità intere città,
creò da un giorno all'altro fortune miliardarie e da un giorno
all'altro le distrusse. Una storia fatta di mille storie, ognuna
delle quali potrebbe essere la trama di un intero romanzo. "
La corsa all'oro" del Klondike.
LO SCENARIO
Il luogo è l'estremo Nord-Ovest del continente americano,
e in particolare l'alto corso dello Yukon, il fiume che lo attraversa
per più di 3000 chilometri, dalle Montagne Rocciose alle
acque gelide del golfo di Beaufort. Un mare di colline digradanti
verso un orizzonte azzurro che sembra preannunciare il brivido dei
ghiaccio dei mari artici. Una raggiera di valli, gole e calanchi,
laghi e fiumi e mille torrenti, paludi e torbiere ovunque ristagni
l'acqua del disgelo. E' il regno dell'alce, del caribù e
del wapiti, dell'orso e del lupo, del castoro e del salmone e delle
tribù indigene che da secoli organizzano la loro vita su
un sapiente sfruttamento di queste risorse. L'epoca, gli anni del
passaggio nel XX secolo, quando i ritmi lenti del cavallo e della
canoa devono ormai lasciare il posto alla ferrovia, al telegrafo,
ai battelli a vapore. Formalmente, queste terre appartengono alla
corona inglese; ma i confini sono ancora labili e a ovest, lungo
la striscia costiera dell'Alaska, c'è la presenza un po'
inquietante degli Stati Uniti, che non vanno tanto peri il sottile
quando si tratta di annettersi territori vergini. Per il momento,
comunque, la "civiltà occidentale" è rappresentata
da pochi cacciatori di pellicce, da qualche commerciante che gestisce
sperduti posti di scambio e da un pugno di cercatori di minerali:
rame, carbone, argento; e perché no, oro.
L'oro
infatti era già stato trovato, nel bacino dello Yukon: lungo
il fiume Stewart e il Forty Miles, e poi nel Big e nel Little Salmon,
e nel Birch Creek. Ogni nuova scoperta era quella eccezionale e
svuotava gli accampamenti precedenti, ma nessuna si era in realtà
mai propagata al di fuori della cerchia dei cercatori di mestiere:
una specie di casta, qualche centinaio di individui sempre in moto
da una valle all'altra, cercando in proprio o per conto di un lontano
finanziatore, ma in realtà più attratti dal fascino
di un'esistenza precaria e solitaria che da una concreta volontà
di diventare ricchi. Finche non esplose la febbre del Klondike.
LA SCOPERTA
Fino al 16 agosto del 1896, George Washington Carmak era stato quasi
un reietto, un marginale perfino in una società ai margini
come la piccola comunità bianca sparsa nelle solitudini dello
Yukon. Era nato in California, Figlio di un cercatore approdato
là nella "corsa all'oro" del 1849; a sedici anni
se ne era andato di casa, a lavorare sui ferry-boat e poi come lavapiatti
su una nave militare; e un mattini, davanti a Juneau, nell'Alaska
meridionale, si era gettato in acqua e aveva raggiunto la riva a
nuoto, scomparendo nella foresta dietro il miraggio dell'oro del
Grande Nord. Presto però Carmack aveva scoperto che in quelle
terre c'era qualcosa che lo attirava di più del metallo:
gli indiani e la loro vita. Aveva imparato le lingue delle tribù,
aveva sposato la figlia di un capo, e ora batteva i boschi con la
moglie e i cognati, cacciando, pescando salmoni e tagliando legna
da vendere ai cacciatori. In un mondo in cui gli Indiani venivano
eliminati o abbruttiti per essere utilizzati nei lavori più
infamanti, la sua scelta ne aveva fatto una specie di bastardo culturale,
appena tollerato dagli altri bianchi, che lo chiamavano con disprezzo
Siwash George (Siwash era il nome di una tribù). Lui non
se ne curava; era felice così, e forse con gli anni sarebbe
diventato un capotribù.
Ma un altro destino lo aspettava alla confluenza del Klondike con
lo Yukon. Klondike in realtà era una storpiatura del nome
indigeno Thron-diuk, "l'acqua con i pali"; perché
il fiume era considerato uno dei più ricchi di salmone e
da generazioni gli indiani avevano impiantato i pali cui fissare
le reti da pesca. Carmack stava appunto facendo essiccare il salmone
quando un uomo che risaliva il fiume in canoa si fermò a
scambiare due chiacchiere con lui. Quell'uomo si chiamava Henderson
ed era un altro personaggio fuori del comune, una specie di mistico
della ricerca mineraria. Figlio di un guardiano di faro della Nova
Scotia, a quattordici anni si era imbarcato per l'emisfero Sud.
Per 5 anni aveva cercato l'oro in Australia e in Nuova Zelanda,
poi era tornato in America e per quattordici anni aveva setacciato
i fiumi del Colorado, poi era risalito più a nord e per quattro
anni aveva frugato nei affluenti dello Yukon; ma senza mai appagare
la sua fame. Sfiduciato aveva ormai deciso di rinunciare quando
incontrò Joseph Ladue, che gestiva il spaccio di Ogilvie,
alla confluenza del Sixty Miles con lo Yukon. Anche Ladue aveva
cercato oro per anni, e ne aveva pure trovato; poi aveva deciso
che il modo migliore sia quello di lasciare la fatica agli altri,
e prendersi una parte del risultato in cambio dei viveri e degli
utensili di cui non potevano comunque farne a meno. Ma aveva un'idea
fissa: nell'Indian River, pochi chilometri più a valle, doveva
esserci oro a palate. Così propose a Henderson di fare società:
lui avrebbe messo viveri e attrezzatura, l'altro avrebbe cercato.
Henderrson, naturalmente, non ci mise molto a farsi convincere.
Per scoprire se nei sedimenti fluviali c'era il prezioso metallo,
il sistema era uno solo. Raccogliere una palata di terra e di ghiaia
e metterla nel gold pan, il piatto leggermente concavo che, fatto
ruotare abilmente nell'acqua del torrente, alla fine conservava
sul fondo, grazie alla combinazione della forza centrifuga e quella
di gravità, le particelle d'oro, più pesanti. Cercare
voleva dire quindi risalire i corsi d'acqua fermandosi ogni tanto
a fare una prova. In caso di successo, il cercatore poteva riservarsi
il diritto esclusivo di ricerca su un tratto di torrente lungo 500
piedi (152 metri) e largo da spartiacque a spartiacque (chiamato
claim), debitamente registrato presso l'ufficio governativo a ciò
deputato; allo scopritore di un nuovo campo aurifero si concedeva
la possibilità di rivendicare un secondo claim per "diritto
di scoperta".
Nella sua sistematica esplorazione Henderson trovò più
volte oro sul fondo del suo pan; ma non abbastanza per soddisfarlo.
Finchè non oltrepassò il crinale che separava l'Indian
River dal Klondike. Lì finalmente, su un torrente senza nome
che lui battezzò Gold Bottom Creek, "il ruscello lastricato
d'oro", e che poi si rivelò un tributario del Klondike,
trovò tanto metallo prezioso da convincerlo di essere finito
su un giacimento davvero importante.
Ora Henderson stava tornando da Ogilvie, dove aveva fatto provviste
di viveri e aveva coscienziosamente informato gli altri della sua
scoperta ( era la legge non scritta del cercatore, che Henderson
non avrebbe violato per nulla al mondo), e naturalmente lo disse
anche a Carmack. Ma quando Siwash George si decise, qualche giorno
dopo, a raggiungere Henderson sul Gold Bottom, accompagnato dai
cognati Skookum Jim e Tagish Charlie, non si fermò lì
ma continuò oltre il crinale, discendendo un altro torrente,
il Rabbit Creek. Nel tardo pomeriggio del 16 agosto, i tre fecero
la scoperta del secolo: più di mezzo dollaro d'oro a ogni
vagliata.
Questa è una delle pagine più controverse dell'intera
storia del Klondike; in seguito Skookum Jim disse infatti che era
stato lui il primo a trovare l'oro, ma che il cognato lo aveva convinto
che, in quanto a indiano, la scoperta non gli sarebbe mai stata
conosciuta. Inoltre Henderson affermò che era stato lui a
suggerire a Carmack di cercare sull'altro versante, mentre Siwash
George sosteneva che la sua era stata una decisione autonoma. Fatto
sta che dopo la scoperta, mentre glia altri cercatori debitamente
informati accorrevano da tutta la regione a ritagliarsi le loro
concessioni, il povero Henderson che si trovava appena al di là
del crinale fu lasciato all'oscuro, e quando seppe non c'era più
un solo metro di terreno libero.
L'ORO OGGI
Eppure si cerca ancora l'oro su questi torrenti. Al di là
dei cartelli che invitano i turisti a cercare l'oro alla vecchia
maniera (costo 5 dollari, l'affare resta comunque conveniente per
chi lo propone finchè nel vaglio fa trovare pagliuzze per
un costo inferiore
), vi sono ancora cercatori che prendono
in concessione un claim e lo lavorano.
John Gould è uno di questi.
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